«Diventare se stessi è un percorso» C.G. Capussotti
Chiudiamo la serie degli interventi dei nostri autori sulle cinque domande proposte dal Salone del Libro 2018 con le riflessioni di Chiara Grazia Capussotti, che ha curato le illustrazioni del volume per bambini (e genitori) La rocambolesca storia di Pep, (collana I Gerbilli) scritto da Aida Pironti e Letizia Damiano.
Il libro racconta la favola di un gattino abbandonato dalla sua mamma. Molte sono le difficoltà, ma, per fortuna, altrettanti sono gli amici che gli offrono aiuto. Riuscirà il piccolo Pep a trovare una nuova famiglia che lo accolga? Ma nel volume c’è di più. Accanto alla favola del giovane gattino, le autrici ci offrono un commento dedicato “ai genitori” e “a Pep, per quando sarà cresciuto”, un vero e proprio saggio breve sul tema dell’adozione, dedicato alle famiglie che vivono questa importante esperienza.
Chiara Grazia Capussotti si occupa da sempre di adozioni: Assistente Sociale, Responsabile Area Minori presso l’Unione di Comuni – Settore Servizi Socio Assistenziali del territorio di Settimo Torinese (TO), è Docente a contratto presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, corso di laurea in Servizio Sociale.
Eccovi le sue risposte.
- Chi voglio essere?
Voglio essere una persona pensante. Aspiro ad una dimensione in divenire. Vorrei continuare a imparare dall’esperienza, dagli altri, perfezionare la capacità di osservazione e di ascolto. Poter avere l’occasione di condividere mie parti. Essere se stessi, in una società nella quale ti distingui per ciò che hai e per come appari, è faticoso, soprattutto se decidi di non omologarti e di difendere il tuo pensiero. Per difendere il proprio pensiero ci si deve conoscere, si deve aver imparato a convivere con tutte le parti che ci compongono, accogliendo sia le parti gratificanti, sia le dolorose. Diventare se stessi è parte di un percorso, percorso che può durare anche tutta una vita. Siamo composti da moltissime parti, molte delle quali inesplorate. Per essere se stessi si deve essere in grado di chiedere scusa agli altri, aiuto, rispettare i propri stati emotivi, essere in grado di fermarsi in tempo quando si compiono delle scelte. Essere se stessi significa sapere di avere un’identità. Questa identità non è un concetto astratto, ma frutto del lavoro di conoscenza. Se ti conosci puoi conoscere anche gli altri. Se conosci te stesso e gli altri significa che sei in grado di confrontarti. Attraverso il confronto puoi scegliere di diventare/rimanere te stesso.
- Perché mi serve un nemico?
Un nemico può dimorare dentro o fuori di noi. E’ una parte che attiva la volontà di combattere, di lottare per ottenere qualcosa a cui si tiene. I confini possono proteggerci, se riteniamo che ciò che è mio non è tuo e viceversa. Se ì confini possono essere calpestati, allora significa che sono interpretati come linee e/o spazi di confronto, luoghi dove è possibile incontrarsi e aiutarsi. Tracciarli può essere utile per definire un ordine spazio-temporale: da una parte si fa in un modo, dall’altra no. Ci può essere un prima e un dopo. I confini non necessariamente separano. Avere un nemico non è grave, anzi. E’ impensabile un mondo di soli amici. Per riconoscere gli amici è necessario conoscere i nemici.
- A chi appartiene il mondo?
Il mondo appartiene sia a noi, sia all’universo. Sembra tuttavia essere maggiormente condizionato da noi. È molto angosciante osservare che cosa succede e sta succedendo nel mondo. Sembra che prevalgano gli aspetti negativi: la forbice della ricchezza, dell’inquinamento, della violenza, della mancanza di lavoro. La possibilità di sopravvivere, ma a quali condizioni?! La possibilità di vivere sempre più a lungo, ma perché?! Il potere e la ricchezza infieriscono sulla condizione individuale, costringendo i più fragili a soccombere o a subire. Solo il mondo (cioè noi tutti) può prendersi cura di se stesso. Di solito, tuttavia, i pochi sovrastano i tanti. Ognuno di noi potrebbe prendersi cura di piccole parti o pezzi (forse come già accade), l’importante sarebbe definire e condividere gli obiettivi da conseguire (questo non sta accadendo).
- Dove mi portano spiritualità e scienza?
Spiritualità e scienza mi possono portare nella vita, nella vita di tutti noi, oltre la vita. È complesso pensare in che cosa si possa credere per il futuro: è come se il mondo fosse saturo. Il divenire è legato alla possibilità che le persone intraprendano cammini nella spiritualità e che credano nella scienza. La spiritualità e la scienza dovrebbero potersi contaminare con il potere, in modo che convergano o vengano definiti degli obiettivi più rispondenti al rispetto delle persone e del mondo nel quale vivono.
- Che cosa voglio dall’arte: libertà o rivoluzione?
La rivoluzione, per ottenere la libertà. Sarei più per la libertà: di espressione, di scelta, di esternazione creativa. La creazione artistica non può bastare a se stessa e deve essere considerata un fondamento. Se non ci fosse la possibilità di sviluppare la capacità artistica ci sarebbe un mondo privo di fantasia, intelligenza e prospettiva. L’arte è magia ed interpretazione. L’arte dà respiro e rafforza il sistema immunitario, perché dà gioia. Suggerisce che tutto è interpretabile, quindi favorisce il confronto e lo scambio. Apre la strada verso la libertà. Quando uno crea, e l’arte è creazione, è libero.
Vi aspettiamo dal 10 al 14 maggio al Salone del Libro di Torino, presso Lingotto Fiere, padiglione 2 stand H05-G06 e ringraziamo ancora una volta tutti i nostri autori che si sono messi in gioco e hanno accettato di rispondere alle cinque domande sul presente e sul futuro della nostra società.