Itaka
Autrice: Maria Enza Bertilone
Pagine: 120 circa
Nei personaggi di Itaka parla una voce che ho ascoltato dentro di me, quella di Ulisse, quella degli emigranti partiti con la valigia di cartone e quella dei giovani come me, che per forza o per destino hanno dovuto lasciare le loro radici.
Antonio e Fiore vivono all’estero ma sentono giorno per giorno la vita autentica sfuggirgli di mano, così vivono in una dimensione fuori dal tempo e fuori dallo spazio, che è quello dell’attesa. Attesa delle vacanze, di vedere il cielo azzurro o semplicemente di sentire il chiacchiericcio di una lingua che non devono sforzarsi di comprendere.
Quello che resta ad Antonio, ragazzo solitario e introverso, è un incontro settimanale in un bordello e delle brevi telefonate alla madre in cui racconta solamente della cornice di quello che vive, incapace di guardarsi dentro.
Fiore vive all’estero perché è in fuga da se stessa e passando di bocca in bocca si illude di aver trovato la pace tra le braccia di un premuroso uomo, ma cede sempre alla chiamata della fuga.
Vince è mio nonno, che è partito verso l’Australia ma sognava sempre Itaca, ed è uno specchio, un ritorno dell’uguale, un riferimento di Crociana memoria di come il presente sia l’attualizzazione del passato.
Poi ci sono io, che parto per amore ma che devo fare i conti con una sensazione di estraneità che non conoscevo, con il cielo, con la lingua, con i colori di un mondo lontano anni luce dalla mia Sicilia.
Tutti i personaggi, che vivono nel dicotomico viaggio tra reale e ideale, vengono ribaltati nella seconda parte del libro, dedicata all’incapacità di lasciare il proprio Paese e la propria zona di comfort per saltare nell’ignoto, ovvero una descrizione dell’Italia amara che rende tutti i giovani orfani di sogni e futuro.
Antonio fa colloqui invano e non riesce a costruirsi un presente, Fiore sogna di girare il mondo ma si ritrova a esporre il suo davanzale al bar di famiglia accontentandosi di lavoretti che le permettono a malapena di sopravvivere. Vince ama di nascosto, non riesce a salpare sulla nave per il continente e ha in mano solo la pagnotta che di certo non gli permetterà di chiedere la mano della sua amata.
Io, con una laurea con lode, mi accontento di lavori a giornata e della precarietà che l’Italia regala ai giovani della mia generazione e non riesco a partire nemmeno con la promessa dell’amore della vita, vittima come tutti i personaggi.
In entrambe le parti del libro i personaggi devono rinunciare a qualcosa e vivono solo una parte del tutto, dimenticando la visione complessa della realtà. Tocca all’uomo scegliere se farsi divorare dalla maledizione o ricercare l’ autenticità in ogni condizione esistenziale.
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Autore
Autore | Maria Enza Bertilone |
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Bio | La ricerca di significato mi ha spinta a conseguire la mia laurea Magistrale in Filosofia Contemporanea all’università degli studi di Messina. |