Mario Maserati, il “Professore” della pittura novese
Da tre anni la galleria PagettoArte di Novi Ligure organizza esposizioni antologiche dedicate agli interpreti della pittura novese del secondo ’900, grazie al patrocinio del Comune e dell’associazione Novinterzapagina. Quattro sono gli artisti omaggiati fino a oggi dalle retrospettive allestite seguendo questo filo conduttore, ovvero Mario Maserati, don Paolo Ponta, Beppe Levrero, Alberto Boschi. Claudio Pagetto spiega: «L’obiettivo verso cui, sin dall’inizio, abbiamo rivolto lo sguardo, attraverso la riproposizione e la riscoperta dell’opera degli interpreti storici dell’arte novese, è la creazione di un polo di confronto dialettico aperto ad artisti, appassionati, curiosi, studiosi e operatori del mondo dell’arte (e della cultura in generale) del nostro territorio. Questo obiettivo ci appare oggi sempre più raggiungibile. Questo ci conforta, ci dà nuovi entusiasmi e ci ingolosisce, spingendoci ad andare avanti. E l’ultima ciliegina è Antologica postuma di Gigi Podestà, del quale il prossimo anno ricorrerà il cinquantesimo anniversario della scomparsa: la mostra sarà aperta al pubblico dal 25 novembre al 20 dicembre 2017. L’inaugurazione si terrà sabato 25 alle 17».
Di seguito vi proponiamo un estratto dal catalogo realizzato in occasione dell’esposizione Maserati a Novi del 2014, con le opere e la storia artistica del pittore e scultore Mario Maserati (1890 — 1981), chiamato con affetto il “Professore” da amici e conoscenti.
La mostra
La mostra si propone quale contributo alla collocazione artistica, storica e culturale di Mario Maserati, pittore e scultore del ’900; che il ’900 ha vissuto, ha attraversato e con le cui esperienze artistiche si è confrontato.
Nonostante Maserati abbia maturato e condiviso esperienze con artisti di fama nazionale e seppur, soprattutto nel primo periodo della sua attività, abbia ricevuto menzioni di alto profilo, è essenzialmente la critica di provincia che si è interessata a lui. A tal proposito, ricordiamo che, già sul finire degli anni 20 del ’900, l’acceso dibattito culturale tra detrattori e sostenitori delle avanguardie artistiche coinvolge anche i critici di provincia. Alcuni di essi, nella disamina dell’opera di Mario Maserati, invece di approfondirne l’analisi del linguaggio e della ricerca, spesso lo presentano semplicisticamente come artista refrattario a ogni tentazione modernista. Questo ruolo, che gli è stato frettolosamente attribuito, non ha certo favorito la corretta comprensione della sua opera: ancora alcuni scritti degli anni ’60 ricalcano infatti questo profilo. Oggi, invece, appare chiaro che Mario Maserati si è espresso con un linguaggio più complesso ed elaborato, i cui contorni vanno pian piano delineandosi e che la mostra in oggetto si propone criticamente di evidenziare.
Le quattro sezioni cronologicamente ordinate in cui si articola l’esposizione dimostrano visivamente, da un lato, la sua personale interpretazione ed elaborazione degli insegnamenti tecnici e scolastici ricevuti e, dall’altro la sua apertura alla contemporaneità. Le opere esposte, una selezione di nature morte, figure e paesaggi, dipinti tra il 1920 e gli anni ’70, evidenziano, anche e proprio attraverso l’abilità tecnica di disegnatore e colorista, la coerente evoluzione del percorso artistico di Mario Maserati.
Mario Maserati e Novi
La prima parte dell’esistenza di Mario Maserati, artista sensibile e attento alle esperienze culturali del suo tempo, fu contraddistinta da importanti frequentazioni, da intensa attività pittorica, dalla partecipazione a svariati appuntamenti espositivi. Nel 1943 la svolta. Forse in conseguenza dei devastanti eventi di guerra, forse a causa di problematiche familiari, di certo in sintonia con un temperamento mite e riservato, Maserati scelse di vivere a Novi in un appartamento avuto in eredità dalla moglie in via Roma al civico 79.
La casa – studio novese divenne il suo rifugio e il suo laboratorio in cui riceveva pochi ospiti: qualche allievo e alcuni amici intimi, estimatori della sua arte. Per il «Professore», come abitualmente veniva chiamato, Novi divenne luogo di pacata riflessione e intenso lavoro. E di Maserati in città e nei dintorni rimangono opere pubbliche di un certo rilievo, meritevoli di riscoperta e valorizzazione. Ci si riferisce agli affreschi, ai mosaici e alle vetrate realizzate a Novi, Pozzolo e Monte Rotondo.
Il «Professore» in città si fa molto apprezzare anche per la sua abilità di ritrattista. Numerose, infatti, sono le committenze in tal senso, soprattutto per la realizzazione di ritratti di giovani rampolli di agiate famiglie. Siamo negli anni ’40 – ’50, distanti, cronologicamente e non solo, dagli intensi ritratti degli anni ’30 («Autoritratto», «Primo giorno di scuola», «Studio di contadina»). «Opere di carattere più intimo, non condizionate da preoccupazioni illustrative, nelle quali emerge indubbiamente una vena artistica più autentica [in cui] il rigore pittorico si stempera per creare un’atmosfera dolce e al tempo stesso intensa» . Per di più stiamo parlando di ritratti oggetto di commissione. Eppure anche in queste opere, realizzate con assoluta padronanza tecnica e con uno stile facilmente identificabile fatto di pennellate sciolte vivide di intenso colore, traspare in qualche modo la ricerca di una sottile e discreta familiarità.
L’artista
Mario Maserati appartiene a quella generazione di pittori che si sono affacciati sulla complessa scena artistica influenzata da personalità fortemente creative: da De Chirico a Sironi, solo per fare alcuni esempi. Come se non bastasse Maserati e i suoi contemporanei vissero lo sconcerto derivante dall’affermazione recente di nuove correnti artistiche, capaci di sovvertire le più tradizionali regole estetiche (cubismo, futurismo, astrattismo, dadaismo, metafisica). Tutto ciò li pose nella precaria situazione di mediatori rispetto a un gusto che rimaneva sospeso tra un passato visto via via con maggior distacco e un futuro ricco di promesse e di affascinante incertezza.
Mario Maserati visse per la pittura, ne fece ragione di vita; la praticò rispettandone regole e prerogative, mai rinnegando gli insegnamenti ricevuti. Dopo una stagione ricca di esperienze e di risultati espressivamente maturi, di occasioni espositive e di riconoscimenti critici, la morte del figlio Rodolfo, avvenuta nel 1945, interruppe drasticamente il flusso di questo corso positivo.
La scomparsa dell’unico figlio si configurò come linea spartiacque nella vicenda umana e artistica di Mario Maserati.
Seguì infatti una lunga pausa, dedicata all’insegnamento e alla realizzazione di alcuni cicli di decorazioni sacre.
Solo all’inizio degli anni sessanta Maserati riprese il suo percorso pittorico, anche grazie alle sollecitazioni e all’incoraggiamento di alcuni amici novesi. «La ripresa dell’attività pittorica […] fu una scelta esistenziale per un uomo che riuscì a ritrovare una propria dimensione artistica, cristallizzata in un linguaggio per molti versi illustrativo, ma ancora capace di fermare le cose in immagini mai prive di affabile e poetica semplicità».
Roberto Bergaglio (a cura di), Mario Maserati, Edizioni Epoké (2014), pp. 9-11