Ascia – Il parto di Angelica
Ecco un estratto del romanzo Ascia di Andrea Legoni!
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Il parto di Angelica
Angelica nacque alla fine di marzo del 1894, probabilmente un poco prematura. Non nacque in casa dove regnavano sporcizia e fetore. Quando sentì che era giunto il momento Margherita si ritirò nel suo rifugio segreto dove la bambina era stata concepita e lì, sola come lo era stata sua madre per lei, mise al mondo Angelica. Il parto fu difficile. Margherita non aveva alcuna esperienza al riguardo. Era giovanissima e impaurita. Il dolore delle doglie era inaspettato per intensità.
Sapeva, per averlo sentito dire e per essere stata presente, nella stessa stanza, dove la madre aveva partorito i figli venuti dopo di lei, la posizione da assumere e che avrebbe dovuto spingere.
Si distese in attesa. Le fitte cominciarono a farsi atroci. Era sola, senza aiuto e conforto. Ancora una bambina seppur con una scorza dura. Si sentì piccola e impotente in un mondo infinitamente grande e indifferente alla sua sofferenza.
Un senso di vuoto le riempì l’anima. Quella esperienza stava risultando troppo grande per lei ed ebbe paura di non potercela fare. Sarebbe morta e con lei sua figlia. Nessuno le avrebbe trovate per lungo tempo. Scomparse completamente e non rimpiante. Era sicura che il signor padre e la madre l’avrebbero cercata per un poco, avrebbero chiesto in giro e agli altri figli, ma poi se ne sarebbero scordati. Così era la vita.
Poi, qualcuno passando vicino al suo rifugio, avrebbe sentito l’odore. Un odore di morte come quello delle carogne degli animali, di qualche cane morto e in putrefazione sotto il sole.
Forse quella persona avrebbe indagato per curiosità e avrebbe scoperto il suo nascondiglio e lei morta dentro il cerchio di pietre con la piccola accanto, morta anche lei. O forse non sarebbero state scoperte e sarebbero semplicemente scomparse dal mondo. Quella sarebbe stata la loro sorte, il loro destino.
Il dolore, la disperazione, la paura e lo sconforto stavano per chiudersi su di lei. Con un ultimo moto di ribellione e con l’energia degli spasimi che le attraversavano il corpo per il parto imminente si riscosse. Lei era Margherita. Quella che aveva imparato a leggere da sola. Da sola avrebbe partorito. Sarebbe sopravvissuta e avrebbe vinto sulla sofferenza e sull’avvilimento. Scacciò l’angoscia, la spinse fuori di sé con le mani che si passò sul ventre premendo verso il basso. Avrebbe aiutato la bambina ad uscire. Non c’era dolore al mondo che non avrebbe potuto sopportare per sua figlia e con un ultimo sforzo spinse con una forza che senti potente dentro di sé e che nessuna avversità o impedimento avrebbero potuto arginare.
Sentì in quel momento di non essere sola. Ascia era con lei e aveva vissuto con lei la disperazione che le aveva attraversato l’animo. Aveva avuto paura che si perdesse e aveva cercato di infonderle coraggio e speranza. Ci era riuscita. Le anime delle due ragazze si erano toccate per un istante. Ascia lo aveva avvertito e aveva concentrato tutta la sua energia per donarla a Margherita. Era l’istante in cui quest’ultima si era riscossa dall’angoscia. Aveva sentito anche lei il tocco di Ascia e aveva pensato fosse il suo angelo custode che mai l’abbandonava.
Non urlò all’ultima spinta. Amava il silenzio dell’anima e avrebbe dato alla luce sua figlia rispettandolo. La bambina uscì. Gridò lei. Un grido alla vita. Margherita la raccolse fra le sue gambe sporca di sangue e muco e se la strinse forte al petto. Ascia senti quella stretta e pianse di gioia. Anche Margherita stava piangendo.
La figlia no. l’abbraccio con la madre da cui era stata separata cadendo nell’erba l’aveva rasserenata. Sentiva nuovamente battere il cuore di Margherita. Quel battito l’aveva accompagnata e confortata per tutti i lunghi mesi della gestazione. Separarsene aveva smarrito la sua piccola anima. Ora, a contatto del seno della madre, lo risentiva e ne fu rasserenata. Margherita aveva un coltello e del filo. Tagliò il cordone e lo legò. Poi espulse la placenta e la seppellì in una buca che aveva scavato in precedenza sempre tenendo la figlia stretta a sé.
Aveva portato dell’acqua. Lavò la piccola Angelica e lavò sé stessa. Si sedette sull’erba e finalmente guardò la neonata. Era bellissima e aveva gli stessi suoi occhi verdi. La bambina era meravigliata e si guardava intorno. Voleva conoscere quel mondo nuovo che le si presentava davanti.
Si pensa che i bambini appena nati e per qualche tempo non abbiano coscienza della realtà circostante e del nuovo mondo in cui sono stati catapultati dove tutto risulta estraneo e diverso dalla calda sicurezza nella quale erano vissuti sino a quel momento. Anche respirare è difficile e brucia dentro. La vita si presenta da subito ardua. È un bene non averne subito consapevolezza.
Margherita seppe che tutto ciò non era vero. Sua figlia era cosciente della realtà che la circondava. Non la capiva, ma ne era incuriosita e voleva scoprirla. Gli occhi delle due si incontrarono. Madre e figlia entrarono in contatto non solo nei loro corpi stretti l’uno all’altra ma anche nel più profondo delle loro anime e si capirono.
Una intensa pace si diffuse in loro e seppero di essere pronte ad affrontare insieme il futuro e la vita.