«La sfida è coniugare spiritualità e scienza» F. Chiapponi
Flavio Chiapponi è ricercatore in Scienza politica presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Pavia, dove insegna Comunicazione politica e Scienza dell’amministrazione.
Di recente ha pubblicato il saggio Democrazia, populismo, leadership: il MoVimento 5 Stelle (collana Ricerche), in cui indaga il nesso democrazia – populismo che sta al centro di numerosi tentativi finalizzati a interpretare l’ascesa elettorale di attori politici nuovi, portatori di una sfida interna alla politica mainstream: dalla Francia all’Olanda, dalla Gran Bretagna all’Italia, nessun sistema politico europeo sembra immune all’attacco populista. Concentrandosi poi sulla situazione italiana, l’autore mette in luce le condizioni che hanno favorito il boom del MoVimento 5 Stelle, oggi il primo partito del Paese.
Flavio Chiapponi sarà al Salone del Libro di Torino venerdì 11 maggio: alle ore 18 presenterà il suo saggio di strettissima attualità presso l’area eventi directBOOK padiglione 2, stand H01.
Abbiamo chiesto anche a Chiapponi di rispondere per noi alle cinque domande del Salone e di inviarci una foto che rappresenti la sua idea di futuro, tema di questa trentunesima edizione, intitolata Un giorno, tutto questo.
Eccovi di seguito le sue riflessioni.
- Chi voglio essere?
Vorrei essere una persona attenta, capace di rinascere ogni mattina e di cogliere gli stimoli e i segnali che provengono dagli altri per migliorare la mia vita e quella dei miei simili, dosando razionalità ed emozioni. Un uomo sicuro, figlio del suo tempo, che conosce il passato ma non ne fa il luogo dove fuggire e non teme il futuro perché sa che è, tutto sommato, nelle nostre mani. - Perché mi serve un nemico?
Credo che spesso la figura del nemico serva per definire sé stessi in negativo, ossia per evidenziare chi “non si è” o “chi non si vuole essere”. Poco importa se questa figura è reale o immaginaria, il punto è che spesso assomma attributi e proiezioni che rigettiamo (anche se talvolta ci appartengono): così, approfittatori, disonesti, bugiardi sono sempre “i nemici”, “loro”, “gli altri”, mai “noi”, “i nostri”, “il nostro popolo”. Di qui all’adesione al meccanismo del capro espiatorio il passo è breve. La costruzione del nemico si combatte solo con la conoscenza, il rispetto, la tolleranza. - A chi appartiene il mondo?
Da un punto di vista fisico e materiale, a nessuno di noi. Siamo di passaggio e per questo non possiamo vantare alcun diritto di proprietà sugli spazi di cui siamo beneficiari. Da un punto di vista ideale, mi piacerebbe che appartenesse a tutti coloro che fanno propria l’etica della responsabilità, ovvero che, di fronte ai dilemmi morali, prima di agire si interrogano sulle conseguenze delle loro azioni. - Dove mi portano spiritualità e scienza?
Mi auguro che portino entrambe a un innalzamento della nostra qualità della vita e a un ampliamento delle opportunità di essere felici. In questo senso, io credo che la sfida presente sia quella di coniugare spiritualità e scienza, chiudendo l’epoca delle chiusure e delle guerre dottrinarie nel nome della centralità dell’esperienza umana, sul piano spirituale come su quello religioso. - Che cosa voglio dall’arte: libertà o rivoluzione?
In realtà, ritengo che l’arte possa essere entrambe perché un’opera d’arte è prima di tutto testimonianza. L’arte rompe gli schemi, spezza la quotidianità, sovente diviene provocazione. E spesso è difficile distinguere le due dimensioni: davanti all’orrore della guerra civile, Guernica testimonia, allo stesso tempo, la libertà di Picasso rispetto al conformismo degli schieramenti e scuote le coscienze, come un atto rivoluzionario. Perciò credo che l’artista vero alimenta entrambe le dimensioni.