Il castello delle feste
Ecco un nuovo estratto dalla raccolta di racconti di Luca Rozza Bestetti “Disco Fantasia”: riusciranno Maximillian e Lorraine a portare a termine la loro missione?
Se sei curioso di scoprire come andrà a finire non dimenticare di sostenere il progetto: hai tempo fino a mercoledì 7 settembre!
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Il Castello delle Feste (My Funny Valentine – Anita Baker)
L’aria era fresca, il sole splendeva stranamente su Londra quella mattina. Maximilian e Lorraine si svegliarono abbracciati nel letto di lei a Notting Hill. In casa sua, lei imponeva le tende aperte anche di notte, a lui non piaceva la cosa, anche perché veniva immancabilmente svegliato troppo presto dalla luce, soprattutto nei weekend. È anche vero che a Londra non è poi così frequente svegliarsi con il sole. Non era un sabato come tutti gli altri, il giorno prima un corriere le aveva consegnato una busta sigillata, con all’interno un indirizzo, un giorno ed un’ora precisa in cui presentarsi ed un codice che non aveva ben inteso a cosa servisse. La busta era contenuta nel classico involucro di plastica da corriere espresso e sigillata con della ceralacca rossa, manco fosse una bolla papale. All’interno c’era un biglietto con un invito che recitava:
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Mr. Maximilian Bracco
Mrs. Lorraine Romain
Il Sig. George Khan si augura che vogliate onorarlo della vostra presenza presso:
The Street Castle – Lympne, Hythe Kent
Sabato 15 settembre alle 19.30 per un ricevimento in maschera.
210476
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Entrambi sapevano dell’evento, era stato loro anticipato dal loro più grosso cliente, che aveva fatto in modo di includerli nella lista degli invitati. Il bel gesto non era un ringraziamento per aver soddisfatto le sue esigenze, ma al contrario, era la parte principale dell’incarico ricevuto. Il loro cliente era la Softpoware, una delle più grosse software houses inglesi. Il compito assegnato era quello di trovare una chiavetta USB, con probabilmente all’interno un codice informatico per la realizzazione di un nuovo videogioco che avrebbe rivoluzionato il mondo dei giochi elettronici. Il compito di Max e Lory era comunque solo quello di impossessarsi della chiavetta, senza lasciare traccia alcuna possibilmente, al contenuto non erano interessati. Il loro lavoro di investigatori privati a volte si trasformava in quello di spie industriali, come in questo caso.
L’agenzia era di proprietà di Lory, il suo amante era diventato suo aiutante-tuttofare solo in seguito, dopo aver deciso di abbandonare il suo lavoro a tempo pieno, per scelta etica e morale. A Max erano assegnati compiti di bassa manovalanza, come fare il caffè, rispondere al telefono, fare appostamenti facili e noiosi per scattare foto, quasi sempre a mariti traditori in compagnia delle loro amanti.
Avevano bisogno di un costume, Lory si ricordò che qualche tempo prima aveva ricevuto un incarico da Rachel Ferrell, una signora della Londra bene, di spiare il marito sospettato di tradimento. Il sospetto era fondato, la signora si fece coprire di soldi dal fedifrago e decise di aprire un laboratorio di costumi d’epoca. Qualche tempo dopo Lory ricevette una lettera dalla signora con un ringraziamento per averla consentito di cambiare vita, in meglio, insieme ad una brochure dei suoi primi costumi realizzati. Essendo anche un’accumulatrice seriale era certa di non averla buttata al pensiero di “un giorno potrebbe servire”, rovistò tra le carte e la ripescò. In copertina c’era una coppia, fotografati sul Canal Grande a Venezia, con tanto di gondole sullo sfondo. Pensò che le sarebbe piaciuto fare un bel weekend romantico sulla laguna insieme al suo aiutante e amante. Chiamò Rachel, che fu felice di sentirla, le confermò che da lei avrebbero trovato ciò che cercavano.
I costumi scelti erano in stile Belle Époque, con tanto di camicia con sbuffi sui polsi e sul collo per Max, vestito lungo e bianco ber lei con ampia scollatura ad evidenziare il suo generoso seno. Per entrambi ovviamente due bellissime maschere veneziane bianche. Si provarono i vestiti e si piacquero molto davanti allo specchio, facendo crescere l’eccitazione per la serata.
La sede della festa era un meraviglioso castello nel Kent, di color pietra, distante un paio d’ore di macchina da Londra. Arrivati ad un centinaio di metri dall’ingresso principale vennero fermati dalla sicurezza che li fece scendere dall’auto per affidarla al valet parking. Si incamminarono su un vialetto pedonale illuminato solo da torce su ambo i lati. Attraversarono un arco in pietra, sovrastato da uno stemma nobiliare, probabilmente della famiglia costruttrice del castello. I simboli erano un drago, le cui ali erano in realtà dei rami di agrifogli e la cui pancia era uno stemma con raffigurati una conchiglia nel mezzo e due uccelli ai lati. Sotto lo stemma vi era riportata la scritta: Nihil Sine Labore. Nulla si ottiene nella vita senza un duro lavoro e tanto sacrifico. Questo fece venire alla mente di Lory tutta la fatica per costruire la sua agenzia e darle la giusta reputazione e riconoscimenti sul mercato. Ripensò alla ragione della loro visita, che aveva dimenticato per un attimo, grazie alla magica atmosfera circostante. Sotto lo stemma c’era un arco in pietra che attraversarono per attraversare il giardino anch’esso illuminato da candele. Giunsero al portone in ferro e legno. Videro sulla sinistra una tastiera numerica, sulla quale digitarono il codice ricevuto sull’invito. Il portone si aprì su un corridoio con pavimento in legno ed un tappeto persiano lunghissimo ed illuminato da lampadari medievali sul soffitto. Fino a quel momento nessuna presenza umana. Dal fondo udirono della musica, che si faceva sempre più alta man mano che camminavano. In fondo trovarono due persone ai lati del corridoio, ai quali consegnarono l’invito ricevuto. Questi aprirono una tenda rossa e molto spessa, facendo accomodare gli ospiti nella stanza delle cerimonie. Era sviluppata per il lungo, piuttosto buia, illuminata da due grandi lampadari, appesi a delle travi in legno sul soffitto. Il pavimento era dello stesso materiale, così come i rivestimenti sui muri, con tre finestre enormi su un lato solo e tavoli e sedie sull’altro. Alla loro destra si trovava un camino enorme, grande come una porta da calcetto, il cui calore li avvolse non appena entrati. Videro due porticine sul lato opposto della stanza, distanziate abbastanza da farci stare in mezzo un quartetto jazz con tanto di pianoforte a coda nero. La cantante di colore stava intonando una meravigliosa versione di My Funny Valentine. Molte coppie in costume stavano ballando in mezzo al salone, altre invece chiacchieravano rilassate ai tavoli sorseggiando qualcosa che assomigliava a champagne. Le due spie decisero di studiare un po’ l’ambiente circostante, anche se avrebbero preferito avvolgersi in un ballo romantico e sensuale sulle note della suadente melodia suonata dalla band.
Si accomodarono al tavolo a loro riservato ed ordinarono bollicine francesi per cominciare. Dopo qualche minuto, un signore vestito con un costume da Jack lo Squartatore, con tanto di cappello a cilindro in vero stile vittoriano li andò a salutare. Non lo conoscevano, ma il taglio orientale degli occhi fece loro capire che si trattava del padrone di casa, il signor Kahn, che li ringraziò per aver accettato l’invito, ribadendo, inoltre, che nutriva grandi aspettative dalla Softpoware.
“Anche noi!” pensò Max tra sé con una certa ironia. Purtroppo, avevano ricevuto informazioni frammentarie su come arrivare allo scopo della loro serata. La busta che cercavano si trovava nella stanza del signor Kahn. Il contenuto era stato prodotto da suo nipote, piccolo genio informatico adolescente che, tra un sito porno ed un videogame aveva programmato questo software rivoluzionario per videogiochi. Apparentemente, con l’uso di gamepad e visori 3D avrebbe permesso agli utenti di immergersi in una nuova realtà virtuale. Insomma, l’esperienza di gioco 4.0. La busta si sarebbe presumibilmente trovata in uno dei cassetti della scrivania o del comodino. Non sarebbe stato un compito facile.