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La donna con la stella

Non sono a favore del buonismo, sono a favore dei buoni sentimenti, quelli sinceri, vivi, che ti scaldano il cuore e ti ridanno fiducia nell’essere umano. Non tutti i giorni, però, capitano episodi speciali che li concretizzano, questi buoni sentimenti, anzi sono rari, sempre più rari. Lo preciso perché quello che sto per raccontare può sembrare scritto ad arte, anche se così non è.

È un giorno feriale della settimana prima di Natale. Sto facendo un po’ di spesa al supermercato. Mi aggiro tra panettoni, addobbi, spumanti, candele, salmoni, dolcetti e torroni. Sono senza carrello, mio marito, che è un tipo sistematico, è andato nel reparto acque minerali. Meglio mettere le merci ingombranti sul fondo e quelle più piccole e leggere a galla. Ho una bracciata di queste piccole cose e avanzo curiosando quando una donna mi abborda.

È straniera, ha un’età indefinita, sembra più anziana di me, ma potrebbe anche essere una coetanea, solo una coetanea che ha fatto un vita molto più difficile della mia.

La donna ha una cuffia di lana grigia calcata in testa, non vedo i suoi capelli, e un piumino marrone. Mi colpisce che sulla fronte, proprio tra le sopracciglia, ha una stella tatuata di un nero un po’ stinto.

Mi si rivolge in un italiano corretto, senza particolari accenti: – Il prezzo del Limoncè è quello lì sotto?

Guardo sotto. In effetti ci sono diversi prezzi uno accanto all’altro. Rassicuro la signora: – Sì, quattro euro e novanta.

Lei mi sorride: – Grazie, sempre meglio chiedere.

– Di niente, si figuri. Guardi, è scritto piccolo, è qui… Limoncè – e le indico il cartellino.

Incrocio il suo sguardo: sono occhi profondi, scuri e vellutati quelli che mi guardano, mentre mi dice: – Non conosco le lettere e allora è sempre meglio chiedere.

– Giusto, ha fatto benissimo, così è più tranquilla – le rispondo.

– Ancora grazie e tanti auguri – mi prende la mano e me la stringe.

– Auguri – le dico sorridendo, mentre penso che probabilmente Natale non è una sua festa, ma lei ritiene sia la mia e per questo mi fa gli auguri.

Resto un attimo come stregata da questo incontro, ma mi giro verso uno scaffale per esaminare un barattolo mentre aspetto mio marito. Lei mi passa a fianco e fa un gesto semplice quanto ricco di significato, mi mette una mano su un avambraccio e me lo stringe lasciandomi un ultimo sorriso.

La donna con la stella se ne va, con la sua bottiglia di Limoncè, e mi lascia con una domanda: perché in quel supermercato pieno di gente ha scelto me per farsi aiutare? Le risposte possono essere tante e abbastanza scontate, ma di sicuro tra tante facce la mia le ha ispirato fiducia, il nostro contatto l’ha messa a proprio agio e me n’è stata grata.

Una donna con una stella in fronte, la settimana di Natale. Se non fossi coi piedi per terra, mi verrebbero strani pensieri. Invece, proprio perché sono realista, preferisco pensare al caso, un caso di quelli legati ai buoni sentimenti, un caso legato a quella possibilità che hanno gli esseri umani di potersi incontrare, anche solo per un attimo, al di là di qualsiasi cosa.

Una donna con la stella, che non conosce l’alfabeto, ma conosce le cifre (che sono state inventate dal suo popolo), che ha un’altra scrittura; una donna che regala il Limoncè anche se Natale non è la sua festa; una donna che mi ha dato una piccola gioia, il più bel regalo di Natale di quest’anno.

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Racconto inedito di Maria Angela Damilano, autrice dei volumi 1926. Attentato al Duce (2015) e Sante Pollastro e le storie del Borgo (2017), entrambi pubblicati nella collana di narrativa dedicata al territorio Chilometrozero.