Birrolibreria Altrodove – Prologo
Ecco il prologo del romanzo Birrolibreria Altrodove di Davide Giacobbe e Maurizio Perovic!
Puoi sostenere questo progetto fino a mercoledì 19 febbraio!
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Prologo – Il Maestro
C’è un luogo sconosciuto che esiste da sempre e da sempre ci attende.
Io vivo e lavoro qui. Il mio lavoro è attendere e accogliere. Aspetto soprattutto quelli che si dichiarano disillusi dalle difficoltà della vita, tanto che dicono e pensano che questo luogo non esista, che sia solo inventato o immaginato, irreale e irrealizzabile: chimera tra le pieghe della mente e i meandri del cuore.
Ma io che ne conosco ogni mattone e ci vivo da sempre so che, quando sarà il momento, ciascuno di voi lo riconoscerà da subito, senza alcuna ombra di dubbio, senza la minima incertezza.
Crollerà allora la prigione della vostra razionalità, che spesso vi induce a surrogare questo posto con un altro, concreto e noto, già frequentato o già visto: un porticciolo, una baita, una spiaggia o una casetta nel bosco.
E forse sarà proprio quello il luogo, quello che avrete in mente, ma non sarà il “dove” a essere importante, non conterà la bellezza del paesaggio, l’armonia della sua natura o il fascino e la cura dei particolari, no, nulla di tutto ciò sarà davvero rilevante. Conterà invece quello che proverete quando vi troverete lì.
Quando sarete essenzialmente e inconfondibilmente voi stessi, privi di alterazioni e sovrastrutture, nudi e carichi di ogni ansia, difetto, virtù, mancanza, meraviglia e meschinità.
Essenziali e soli.
E quando sarete pronti e in grado di riconoscerlo, sarò io a spalancarne le porte, un attimo prima che riusciate a bussare.
Vi torneranno alla mente i dubbi di tutto il tempo trascorso, e del tempo stesso dubiterete: in fondo dove finiscono le ore?
Ed ha forse un senso ciò che chiamiamo “tempo”?
Quale è la direzione nella quale ci stiamo muovendo e perché, perché mai, maledizione, non siamo in grado di fare dietrofront? Perché non possiamo percorrerlo in senso inverso, questo maledetto tempo?
Perché non siamo capaci di muoverci liberamente su questa linea o scegliere di fermarci ad una determinata svolta? Guardare a sinistra, poi a destra, e rituffarci in quel che abbiamo già vissuto per riviverlo.
Riviverlo meglio. Oppure fare la stessa identica strada, osservando e dando peso a cose differenti.
Al colore dell’orizzonte quando la sera mostra la sua potenza, alla voce di un amico che non vedremo più per tanto tempo, alle mani di un padre che non stringeremo più, mai più, da quel momento in poi.
Perché non possiamo ripetere all’infinito il giorno più bello, o saltare, trattenendo il fiato, quelli peggiori. Quelli dimenticabili. Quelli dolorosi.
Erano dubbi leciti, cancri che attanagliavano la mente, erano il mostro nascosto sotto il letto, il senso di vuoto indescrivibile che si avverte all’idea di un eterno Nulla. Erano l’amplificazione del dolore successivo alla consapevolezza del non essere, o piuttosto del fatto che il tempo accompagna tutti verso il non esistere più.
Più nulla. Per sempre nulla.
Erano strazi dolorosissimi dell’anima, ferite aperte su cui ogni pensiero versava prese di sale, che acuivano quel dolore già intollerabile.
Erano ovvie capovolte della coscienza, prima che ogni cosa cambiasse.
Prima che tempo e luogo e durata e nulla ed eternità non finissero nel frullatore del caos ed il caos non generasse il più incredibile dei non-luoghi.
Ecco, ora mi trovo qui, in quel posto, e sono sereno.
Per la prima volta e per sempre sereno.
E come ogni volta e da sempre sarò qui ad attendere chiunque sia pronto a bussare, entrare e sorprendersi in questo luogo ignoto che inconsciamente e improvvisamente capiamo di conoscere da millenni.
Sarà una bella chiacchierata la nostra, qualunque sia il tono della conversazione, che si tratti di una vostra lunga, liberatoria e benefica confessione, di una disperata supplica o di una violenta accusa, in ogni caso vi garantisco fin d’ora che al termine riconosceremo entrambi che si sarà trattato di un colloquio inequivocabilmente risolutivo.
Allora io vi offrirò la più gradevole delle nostre birre e converserò ancora un po’ con voi assaporando uno dei miei migliori sigari tra le nuvole di fumo che riveleranno ed esalteranno i raggi di luce.
Non ho molti pensieri per la testa, ma sono tutti quelli che una creatura vivente possa mai pensare, incasellati in blocchi di memoria, vergati con inchiostro incancellabile su pagine che un giorno qualcuno leggerà, perché è affinché siano lette che esistono le pagine.
È perché qualcuno le porti alla vita che esistono le storie, quei miliardi di piccolissime storie che si incastrano in ciò che ci illudiamo sia “La Storia”, nemmeno accorgendoci che anche quello della Storia non è che un insignificante punto di vista nel tutto cosmico.
Un granello di polvere su questo bancone, che spazzerò via con lo stesso strofinaccio che uso per lucidare i bicchieri.
Solo allora, quando la Storia avrà occupato il luogo che merita, potrò bere dal bicchiere un poco di vita. E solo allora potrò offrirne un sorso anche a voi.
Lo farò per sempre.
E allora signori, se avete il coraggio di lasciarvi scrutare nel punto più profondo e buio del vostro cuore affrontando i mostri più orribili che popolano i vostri pensieri, oppure se avete semplicemente voglia di sentirvi adulati e incensati fino al punto di far esplodere il vostro ego in un orgasmo di soddisfazione e autocompiacimento, prendete posto e accomodatevi ai tavoli e sulle poltrone del nostro locale: vi do il mio benvenuto alla Birrolibreria Altrodove