Io e altre leggende – Sic
Ecco un breve estratto dalla raccolta di racconti Io e altre leggende di Lorenzo Hofstetter!
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Sic
Al momento della sua comparsa a questo mondo, il cielo era avvinghiato da una fitta striatura di nuvolette bianche, che gli davano un aspetto quasi tigrato. Le tipiche nuvole a pecorelle, insomma, quelle che, da tradizione, indicano l’imminente arrivo di uno scroscio di pioggia. L’aria era pesante, grave e viziata. Una cappa di calura incombeva su tutto l’allevamento, mentre il proprietario faceva avanti e indietro, aggiustando le tettoie sotto cui vivevano gli animali. Ci manca solo che si buschino qualcosa – borbottava fra sé e sé – chissà che acquazzone, che arriva. La mansueta Trudy fece in quattro e quattr’otto, senza quasi alcun bisogno dell’aiuto umano. Il signor Tedaldi e consorte, proprietari della tenuta e noti allevatori di cani con pedigree, accorsero alla cuccia dell’amata creatura. I preparativi per il temporale erano ora alle spalle. Ogni conca, pertugio o quadrilatero lastricato entro cui crescessero dei cuccioli, era stato sistemato a dovere. I due esseri umani, apparentemente così fuori posto, in quel continuo brontolio animale che esprimeva l’angoscia per eventi atmosferici misteriosi, si sistemarono attorno a Trudy, curiosi di vedere quanti cagnolini avrebbe sfornato. Il signor Tedaldi aveva grandi aspettative su di lei. Da uno splendido esemplare di alano come quello, col pelo fulvo e la ricercata maschera nera, non sarebbero potuti che nascere degli incredibili cani da compagnia. Ne erano già usciti cinque. A giudicare dalle contrazioni ancora in corso, e dallo sguardo contrito della neomamma, forse ne sarebbe nato ancora uno. La signora Tedaldi accarezzò la schiena di Trudy, accucciata di lato fra la paglia, e le rivolse qualche amorevole incoraggiamento. Quindi, con un ultimo sforzo, l’alano mise al mondo il suo ultimogenito. I coniugi Tedaldi si guardarono con soddisfazione, scambiandosi un sorriso a trentadue denti, mentre rivolgevano a Trudy una serie di leziosi complimenti per l’ottimo lavoro fatto. Ci volle qualche giorno, comunque, per realizzare che la cucciolata non rispondeva agli standard richiesti. La prima ad accorgersene fu la signora. Facendo attenzione a non provocare l’ira di Trudy, normalmente tanto socievole e affabile, afferrò uno dei cuccioli, l’ultimo, notando che aveva qualcosa di diverso. Mentre i suoi fratellini esibivano già i primisegnali di un bel pelo fulvo, senza imperfezioni, e la bocca incorniciata da quell’elegante nero che tanto valore, aveva, sul mercato degli amatori, quest’ultimo rivelò un’inaspettata incongruenza cromatica. Scendendo lungo le zampe, infatti, non si poteva fare a meno di notare una serie di graziose macchioline nere. Un vero inconveniente, considerando che, per tutto il resto, quella minuscola creatura avrebbe potuto dirsi perfetta. Indecisi sul da farsi, e incuriositi dal fatto che, nonostante tutte le precauzioni, uno dei cuccioli fosso venuto al mondo con un aspetto non conforme, i coniugi Tedaldi convennero di rinunciare alla vendita di quel piccolo mutante. Decisero di chiamarlo Sic. Così, tanto per. Pur non avendo il valore commerciale dei suoi compagni di leva, infatti, Sic spiccava in modo nitido per la sua bellezza, per un’armonia delle parti che, se non fosse stato per quelle maledette macchioline, lo avrebbero reso senz’altro l’alano più ambito d’Italia. Oltre alla bellezza, tuttavia, il
cucciolo non aveva molto altro. Risultava essere decisamente il più pigro della cucciolata, il più lento, nonché, a detta del signor Tedaldi, il più scemo. In effetti, a quanto convennero anche parenti e amici della coppia, quel giovane sacco di pulci era tanto carino quanto stupido. Sembrava destinato a non imparare mai nulla. Trascorsero altre settimane, fra alluvioni improvvise e altrettanto bizzarre ondate di caldo, prima che il cucciolo, da quello scricciolo che era stato inizialmente, non iniziasse a manifestare la portentosa crescita tipica della sua razza.